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Gerardo Monizza - Creazione di un mito

Per accettare un evento così straordinario come un’apparizione non è necessario porsi domande né sollevare dubbi. Mario Omodei racconta e in molti sono disposti – a parte le prime naturali diffidenze – a credergli. Ecco che, per la particolare situazione di diretto contatto tra l’umano e il soprannaturale e per la semplicità dei rapporti (tra il veggente e l’apparizione), si è venuta a stabilire – per proiezione generale – una condizione che ciascuno tende a considerare di personale privilegio. Tralasciando dunque le analisi e le osservazioni concernenti le vere o presunte influenze culturali, sociali e politiche che potrebbero aver condizionato le azioni dei protagonisti si può – e forse di dovrebbe – cercare il percorso della costruzione mitica proprio partendo dai racconti pervenutici, ma soprattutto dalle immagini del tempo. In particolare la prima immagine: l’affresco conservato in Basilica, sulla parete di sinistra, di Autore ignoto e datato 1513. Nove anni dopo l’apparizione. Dalla critica d’arte è considerato di buona mano, ma di modesto valore artistico. Non vi è potenza espressiva, né dirompente energia che emani dalla figura della giovane circonfusa di luce; l’uomo che l’avvicina riesce ad essere persino traballante, troppo proteso in avanti. Tuttavia all’insieme è riconosciuta una particolare importanza per la cura realistica dei particolari (che fissano i luoghi e la situazione)

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